martedì 20 aprile 2010

Parla la "Rete degli studenti medi".


Nuove proposte e obiettivi dell’elefantino nazionale.

Intervista a Sofia Sabatino di Mattia Baglieri.


La “Rete degli studenti” è un’associazione studentesca a stampo sindacale che si occupa di difendere i diritti degli studenti delle scuole superiori, lo scorso 6 e 7 marzo si è svolto l’ultimo congresso nazionale in cui è finito il mandato dell’esecutivo guidato da Luca De Zolt ed è cominciato quello in cui la portavoce nazionale è Sofia Sabatino. A lei le nostre domande...

Quali sono i temi chiave su cui vi concentrate in questa fase?

La parola d’ordine è quella di smantellare questa finta riforma della secondaria che ci è stata presentata come la riforma che la scuola italiana aspettava da decenni, la rivoluzione del sistema scolastico italiano, ma che in realtà è un gran polverone che ha portato le scuole al caos più totale, che cambia tutto per non cambiare niente; e sotto la maschera di una rivoluzione si nascondono i tagli e la riduzione della scuola pubblica ai minimi termini. Questo riordino a nostro parere, non è altro che un decreto attuativo dei tagli della 133 dell’anno scorso, che per far quadrare il bilancio riporta il nostro sistema scolastico al primo dopoguerra, secondo uno schema per cui esistono studenti di serie A, quelli dei licei, che potranno accedere all’università, e studenti di serie B, quelli degli istituti tecnici e professionali, che verranno “sfornati” (questo è proprio il termine che Berlusconi ha usato in conferenza stampa) dalla scuola con pochissime competenze, adatti per lavori poco qualificati, e quindi che dovrebbero entrare in un mondo del lavoro che cerca qualifiche sempre più specifiche, assolutamente impreparati. Per non parlare di quelli che finiranno l’anno con l’apprendistato e tanti saluti e baci alla conquista del diploma.

Però non ci sono solo tagli in questa riforma…

Però ci sono. E la cosa ancora più grave è che per risparmiare si taglia sull’unico mezzo che, come gli altri paesi europei hanno capito, può permettere al nostro paese di uscire da una crisi epocale, presentandoci una scuola con meno ore, meno materie, meno insegnanti, meno laboratori, in poche parole pochissima qualità.
Un altro concetto che vogliamo ribadire è che questi tagli ricadranno, e ricadono già, direttamente sulle nostre tasche, poiché le scuole, per non eliminare tutto quello che questa riforma elimina, sono costrette ad aumentare i costi a carico di noi studenti e delle nostre famiglie, rendendo una scuola che dovrebbe essere pubblica ed accessibile a tutti, elitaria e aperta soltanto a chi se lo può permettere, negando totalmente il diritto allo studio previsto dalla Costituzione repubblicana. Per questo abbiamo lanciato un questionario che ha come scopo quello di portare all’attenzione di tutti quanto uno studente spende, fra ripetizioni, corsi di recupero, costi dei libri, laboratori ecc.. per frequentare la scuola, e i primi dati ci confermano già l’aumento vertiginoso e sconcertante del cosiddetto contributo annuale volontario, che volontario non è, arrivando a picchi di 275 euro!

Contrarietà netta alla riforma, dunque, e quali proposte?

La nostra azione non si ferma soltanto all’opposizione ferrea contro questa riforma, così come abbiamo fatto il 20 febbraio e il 12 marzo in piazza, ma crediamo sia fondamentale anche ricostruire un’idea nuova di scuola pubblica, che sia frutto di una condivisione e un ragionamento di tutte le parti sociali che compongono la scuola. Proprio per questi motivi la nostra associazione collabora in maniera strutturata con l’Flc Cgil, collaborazione che rientra in un rapporto strutturato che la nostra organizzazione porta avanti ormai da anni con la CGIL e con diverse associazioni di genitori, in primis il Coordinamento Genitori Democratici.
Crediamo che il sistema scolastico italiano abbia bisogno di essere riformato, ma per costruire una riforma vera e non una baggianata inconcludente e dannosa come quella della Gelmini, c’è bisogno di ascoltare prima di tutto chi la scuola la vive ogni giorno. Per questo abbiamo lanciato un bando, che è già in corso in diverse regioni, dal nome “la scuola che vorrei” che ha lo scopo di dare la possibilità a tutti gli attori della scuola, quelli veri, di raccontare il modello di scuola che vorrebbero, sono proprio loro a poter, infatti, portare idee innovative, ma soprattutto a mettere in luce i vari problemi che la scuola vive giorno dopo giorno. In questo modo, dopo aver rielaborato i diversi progetti presentati da studenti riuniti in gruppi, gruppi-classe, istituti interi, gruppi in collaborazione con gli insegnanti o studenti singoli, in un unico progetto, vogliamo farci portatori di un’idea di scuola alternativa, da presentare alle istituzioni competenti, poiché crediamo che solo in questo modo si possa creare una scuola accessibile a tutti, fondata su una didattica partecipata, realmente rappresentativa di tutte le parti, mirata al miglioramento e non all’impoverimento.
L’obiettivo, in conclusione, è quello di conciliare la protesta alla proposta, non trascurando mai l’azione vertenziale che caratterizza la nostra associazione, vertenzialità che, tramite il nostro sportello “Sos diritti” e l’appoggio di avvocati e giuristi, ci permettere di difendere ogni giorno gli studenti e i loro diritti.