sabato 20 marzo 2010

Entrare nell’Onda.


Per questo numero abbiamo chiesto un contributo ad un componente della rappresentanza studentesca nazionale: Davide Di Noi (Presidente della Consulta Provinciale Studentesca di Bologna). Davide ci ha aiutato a delineare i principali problemi attuali della secondaria, fonte della protesta studentesca in tutto il paese. L’invito degli studenti, lo si noterà, non è rassegnato ma proattivo, consapevole della responsabilità di ognuno per dare senso e realizzare la “riforma della scuola”.

Davide Di Noi.
“Tutto è iniziato col decreto-legge 137/2008 datato 1° settembre 2008 ed intitolato "Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università", convertito poi in legge dal Senato il 29 ottobre 2008 sotto il nome di Legge 169/2008. Quelle "disposizioni urgenti" saranno l’inizio dell’ormai celebre "riforma Gelmini". La riforma della razionalizzazione - o "americanizzazione" - della nostra scuola. Così è stata definita più volte, dal Premier e dal Ministro, sempre a braccetto, sempre presenti nell’iter burocratico di approvazione della legge.
E’ quindi una riforma che dovrebbe rendere felici tutti secondo il nostro governo, nonostante ciò protestiamo manifestando, occupando le scuole, chiedendo incontri con l’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale, incontrando assessori e consiglieri.
Il perché di tutto questo è naturale: questa riforma non può essere accettata perché non possiamo rimanere inermi davanti alla distruzione della scuola pubblica italiana. Infatti non si tratta solo di tagli - tagli di 8 miliardi di euro in 3 anni, tagli nel personale docente e tecnico amministrativo (A.T.A.), tagli di ore e di indirizzi scolastici (da 750 a circa 30). E’ la nascita di una nuova concezione della scuola pubblica che prevede anche grazie al DDL Aprea l’inserimento nella scuola di fondazioni private e aziende. Queste entreranno anche nei Consigli di Istituto che regolano la scuola rendendoli veri e propri Consigli di Amministrazione.
E se a questo aggiungiamo il dimezzamento della rappresentanza studentesca, non possiamo che rimanere sconcertati dalle frasi del Ministro che dice di non capire il perché di tante proteste.
La cosa più grave purtroppo è che i nostri reclami non trovano risposta da parte del Ministro. Neanche nel Consiglio Nazionale dei Presidenti di Consulta, unico organo che riunisce tutte le scuole d’Italia direttamente con il Ministero dell’Istruzione. Infatti il Ministro Gelmini il mese scorso non si è presentato a questa importante riunione, giustificando la sua mancanza a causa della "gravidanza difficile", salvo poi, come hanno confermato i giornali, tenere una festa di matrimonio nella sua casa la sera stessa e presenziare in parlamento il giorno dopo durante l’approvazione della riforma.
Purtroppo sono arrivato al punto di non stupirmi più degli atteggiamenti della signora Gelmini, e questo per un semplice motivo: in un paese dove il Governo stesso non rispetta la nostra democrazia, negando il dialogo parlamentare nell’approvazione di leggi tramite voto di fiducia e agendo con Decreti Legge a valanga, io, un semplice rappresentante di studenti, come posso avere la presunzione di poter parlare con un membro dello stesso esecutivo?
Siamo consapevoli che nonostante le nostre proteste la legge ormai è stata approvata, anche se non è ancora uscita in Gazzetta Ufficiale, ma al Ministro vorremmo chiedere quantomeno delle spiegazioni che riteniamo ci spettino di diritto. Bisognerebbe chiedere spiegazioni anche sulla proposta di porre un 30% sulla presenza di bambini e ragazzi extra-comunitari nelle nostre scuole, per evitare le cosiddette "classi-ghetto". Se davvero abbiamo come modello le scuole americane, dobbiamo anche riflettere sul fatto che negli Stati Uniti neanche un repubblicano estremista si permetterebbe di portare una proposta del genere in Parlamento.
Io credo che per tutto questo siano sorte già tante reazioni, reazioni che ravviso nei tanti cortei fatti, nei partecipanti alle occupazioni e stavolta anche nei politici che si sono espressi in modo chiaro contro questa riforma. Noi siamo il futuro del nostro paese, e il futuro ha bisogno di incentivi, non di tagli. Così la scuola: in un paese moderno come l’Italia fintanto che alla parola "riforma", da qualsiasi parte provenga, verranno accostati sinonimi come: tagliare, sottrarre, ridurre, eliminare, cancellare, ridimensionare, noi non lo accetteremo mai.
È così utopistico cambiare quei sinonimi con dei contrari?
E come scriveva Giovanni Floris ne "La Fabbrica degli ignoranti": Se serve a farti dire che ti sei laureato, è un conto. Se deve invece servire a te e al tuo Paese, il conto è un altro. Il nostro sistema non forma la classe dirigente. Non prevede un percorso utile a dare nozioni e strumenti agli italiani potenzialmente in grado di guidare il Paese.
Stanno eliminando la rappresentanza studentesca, stanno tagliando i fondi che ci permetterebbero di essere istruiti adeguatamente. Il futuro dovrebbe appartenere a noi. Tutto ciò che stiamo facendo e continueremo a fare serve unicamente perché ci sia restituito quello che è nostro di diritto: una scuola che formi tutti, nessuno escluso.”

A cura di Mattia Baglieri.